Come avviene lo svuotamento del seno dopo l’allattamento?
La premessa è che la predisposizione genetica determina per la gran parte quello che sarà il nostro destino nel corso del tempo e soprattutto dopo gli squilibri ormonali che si verificano durante la gravidanza e che proseguono anche durante l’allattamento.
I principali fattori che determinano lo svuotamento del seno sono lo sbalzo di peso corporeo che avviene nei mesi di gestazione e che viene considerato fisiologico per aumenti non oltre i 12 kg; oltre questa soglia la pelle subisce un processo di distensione progressivo ma rapido, entro pochi mesi, che può compromettere il tessuto connettivo e in particolare le fibre collagene ed elastiche, le quali, se viene superata la forza tensile intrinseca non riescono più a retrarsi alla loro lunghezza originale, lasciando quindi esiti visibili sulla texure della pelle. Il processo di distensione delle fibre connettivali viene agevolato anche dalla produzione di ormoni estrogeni, che in qualche modo rendono il tessuto connettivo più elastico, preparandolo alla gravidanza ma lo rendono anche meno duttile e meno capace a retrarsi.
Infine, dopo il parto, l’allattamento al seno, di indiscusso valore scientifico e morale, contribuisce in modo determinante ai cambiamenti delle mammelle sia per fattori ormonali (in questo periodo l’ormone prolattina gioca un ruolo determinante) che per fattori meccanici legati alla suzione del neonato.
Il processo di svuotamento delle mammelle è lento e articolato, inizia a livello dei quadranti superiori sia mediale che laterale per poi estendersi anche a quelli inferiori dando l’aspetto di mammella svuotata, che, non infrequentemente, si può appoggiare anche sulla parete toracica apparendo anche ptosico; inoltre anche il complesso areola capezzolo risente della gravidanza e dell’allattamento, spesso con fenomeni di viraggio di colore, con allargamento del diametro dell’areola ma anche con protrusione del capezzolo verso l’esterno.
Lo svuotamento del seno dopo allattamento e gravidanza non è il solo cambiamento, ma vi sono anche altre aree anatomiche che risentono di tali sbalzi ormonali, tra cui la regione addominale in cui può comparire l’addome pendulo e la parete addominale che diventa preda dell’allontanamento dei muscoli retti dell’addome, in quella che prende il nome di diastasi addominale o diastasi dei muscoli retti. È cosi che nasce nel 2005 il termine anglosassone di “mommy make over” ad indicare una serie di procedure chirurgiche come la sintesi dei muscoli retti, l’addominoplastica, la brachioplastica o lifting braccia, il lifting cosce, la liposuzione, la mastoplastica additiva, la mastopessi senza protesi e la mastopessi con protesi al fine di riavere un fisico quanto più simile a quello prima della gravidanza.
Quali rimedi ci sono per il seno svuotato dopo l’allattamento?
Per ripristinare un seno normale, soprattutto a livello del décolleté e dei quadranti superiori, sia mediale che laterale, l’intervento principale è quello della mastoplastica. Per prendere in considerazione la mastoplastica si devono far passare un tempo variabile da un minimo di sei mesi fino a un anno, e quindi eseguire una visita specialistica di chirurgia plastica con il professionista identificato al fine di verificare l’indicazione chirurgica.
L’intervento chirurgico che viene più frequentemente eseguito per ripristinare il volume di mammelle svuotate è quello della mastoplastica additiva, che prevede l’inserimento di protesi in gel di silicone. Le protesi in silicone sono dispositivi medici di classe III e come tali sono sottoposti ai più rigidi controlli da parte degli organi regolatori, che, almeno allo stato attuale, sono nell’Unione Europea.
La superficie protesica che viene utilizzata più frequentemente è quella microtesturizzata, che garantisce un risultato estetico sub ottimale con un minor rischio di contrattura capsulare rispetto alla protesi con superficie liscia e meno complicanze legate alla macrotesturizzazione protesica.
L’interno delle protesi mammarie è ripieno di gel in silicone medicale, un materiale altamente biocompatibile, che a differenza del passato, in caso di rottura non fuoriesce dalla capsula, mantenendo la forma della mammella e impedendo la migrazione dello stesso verso i linfonodi limitrofi, in primis i linfonodi della stazione linfonodale ascellare.
Le protesi mammarie possono anche diversificarsi in base alla formacon cui vengono fabbricate, cioè forma anatomica, rotonda o dinamica/ergonomica.
Le protesi anatomiche hanno la tipica forma a goccia, cioè sono più volumizzate a livello dei quadranti inferiori rispetto a quelli superiori, per un risultato super naturale ma allo stesso tempo con uno scarso riempimento dei quadranti superiori e con una scarsa resa a livello del décolleté. Si tratta di materiale protesico con un rischio concreto di rotazione, specialmente in soggetti giovani che fanno attività fisica ludico motoria non agonistica; in caso di rotazione la protesi può essere riposizionata con manovre manuali molto simili a quelle delle ostetriche o in alternativa deve essere eseguito un ulteriore intervento correttivo.
Le protesi in gel di silicone rotonde hanno invece un diametro costante per tutta la base della mammella e una loro rotazione non preclude in alcun modo il risultato; la forma rotonda è per questo motivo quella più utilizzata per la mastoplastica additiva in caso di svuotamento dopo allattamento poiché si volumizzano anche i quadranti mammari superiori.
Le protesi di ultima generazione sono fabbricate con un gel di silicone sempre coesivo di consistenza morbida per un risultato super naturale non solo esteticamente ma anche in termini di palpabilità dell’impianto mammario; queste protesi prendono il nome di protesi dinamiche o ergonomiche proprio a sottolineare che cambiano la loro conformazione in base alla posizione della paziente, assumendo una forma semi anatomica in stazione eretta e rotondeggiante in posizione prona. Alcune case produttrici inseriscono anche un microchip in titanio al loro interno al fine di non perdere la tracciabilità del dispositivo protesico e senza interferire con l’esecuzione di esami diagnostici strumentali con la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica nucleare (RMN).
L’inserimento delle protesi mammarie viene eseguito preferenzialmente utilizzando il solco sottomammario con una cicatrice residua di circa 4-5 cm che rimane ben nascosta anche nella vita intima delle pazienti.
L’inserimento per via emiperiareolare, utilizzando cioè il complesso areola capezzolo con una cicatrice residua di 3-4 cm di forma semilunare a livello areolare viene utilizzata in casi selezionati, quando cioè la mammella si presenta ptosica o in casi un cui sia necessario eseguire una riduzione del diametro areola in toto.
La via ascellare con cicatrice residua a livello del pilastro ascellare anteriore rimane poco utilizzata e appannaggio di pochi chirurghi che utilizzando uno strumentario specifico per endoscopia che non evita tuttavia un possibile mal posizionamento con questa via chirurgica.
Il posizionamento della protesi mammaria avviene al di sotto di un piano misto, cioè dual plane, prediligendo un alloggiamento sottomuscolare a livello dei quadranti superiori e mediali per un risultato estetico superiore e un alloggiamento sottoghiandolare a livello dei quadranti mammari inferiori.
La mastoplastica additiva eseguita con tecnica dual plane rappresenta sicuramente l’intervento chirurgico più eseguito per correggere lo svuotamento del seno dopo allattamento. Questa tecnica garantisce risultati a lungo termine molto duraturi, ha la caratteristica di non interferire con possibili future gravidanze o allattamenti né con gli screening mammari per la prevenzione del tumore mammario.
L’intervento di mastoplastica additiva per lo svuotamento del seno viene eseguito in regime di day-hospital ma anche in regime di ricovero in caso di richiesta; ha una durata compresa tra 35 e 45 minuti, non prevede l’utilizzo di drenaggi mammari e vengono posizionati punti di sutura riassorbibili. La medicazione viene eseguita dopo sette o dieci giorni in base al decorso post operatorio e in quella stessa occasione verranno posizionati il reggiseno post mastoplastica con la fascia di contenzione da indossare per ulteriori 15-20 giorni e comunque sempre secondo indicazione del chirurgo. I successivi controlli medici sono cadenzati secondo protocollo mastoplastica a un mese, tre mesi, sei mesi e ogni anno al fine di confermare l’assenza di complicanze tardive e l’integrità dei dispositivi protesici.
Nei casi in cui oltre allo svuotamento del seno via sia anche una ptosi mammaria, cioè la distanza del complesso areola capezzolo sia superiore a 21 cm da punto di repere della fossetta giugulare, allora potrebbe essere necessario eseguire un intervento di lifting mammario o mastopessi con protesi. Nei casi in cui il rapporto tra la distanza del complesso areola capezzolo dal giugulo e la distanza tra il solco inframammario e il complesso areola capezzolo sia favorevole è possibile eseguire l’intervento di mastopessi con protesi utilizzando la tecnica round block, ossia una cicatrice circolare intorno all’areola con la quale è possibile sia inserire la protesi che sollevare la mammella; quando invece la pelle in eccesso è estesa a tutti i quadranti mammari con un grado di ptosi medio-severe si esegue quella che prende il nome di mastopessi verticale o mastopessi con cicatrice ad ancora o a T invertita. L’intervento di lifting mammario può essere eseguito sia in regime di day hospital che di ricovero in base al tempo stimato per eseguire l’intervento chirurgico, prevede il posizionamento di drenaggi in aspirazione per 24 ore e l’utilizzo di materiali di sutura riassorbibili.
Solo in rari casi il seno mammario sarà svuotato solo nei quadranti superiori con ingrandimento selettivo di quelli inferiori, con conseguente effetto pendolo della mammella, che se non corretta tempestivamente, potrebbe aggravare il grado di ptosi mammaria; in questi casi è possibile eseguire una resezione parziale dei quadranti inferiori con rimodellamento di quelli superiori attraverso l’intervento di mastoplastica riduttiva a peduncolo supero mediale, che fornisce buoni risultati estetici a lunga durata.