Addominoplastica

Data pubblicazione: 19/02/2022
Dr. Tommaso Agostini


Indice

Cos’è l’addominoplastica?

L’addominoplastica completa o addominoplastica tradizionale è l’intervento di chirurgia estetica più eseguito per correggere gli inestetismi a carico dell’addome e della parete addominale, poiché la maggior parte dei pazienti che si sottopone a questo tipo d’intervento presenta una combinazione di eccesso adiposo, rilassamento cutaneo sopra e sotto ombelicale, diastasi dei muscoli retti e smagliature periombelicali. Le cause di tutti questi inestetismi a carico della parete addominale sono numerose e comprendono una debolezza congenita del sistema miofasciale addominale, una pelle scarsamente elastica per costituzione, ma anche interventi chirurgici e fluttuazioni di peso corporeo come accade nel caso della gravidanza, quando, soprattutto per paziente pluripare, il sistema miofasciale viene stirato oltre la sua resistenza meccanica, rendendo impossibile il ritorno alla normalità.
La chirurgia estetica della parete addominale è stata descritta per la prima volta nel diciannovesimo secolo, come intervento chirurgico per rimuovere la pelle in eccesso a livello periombelicale a seguito della ricostruzione addominale per laparocele; successivamente nel 1899 Kelly ha descritto per la prima volta la rimozione della pelle addominale utilizzando un’incisione orizzontale. Nonostante siano state eseguite numerose varianti tecniche con incisioni verticali, orizzontali o combinate, la tecnica con cicatrice sovrapubica "ad àncora" rimane quella di scelta. L’addominoplastica propriamente detta si diffuse in modo definitivo dopo il 1960 quando Vernon ne descrisse la variante moderna con resezione della cute sotto ombelicale, trasposizione dell’ombelico e plicatura dei muscoli retti addominali.
L’incisione chirurgica dell’addominoplastica è trasversale e si estende dalla regione sovrapubica bilateralmente fino ad arrivare alle spine iliache antero-superiori; la lunghezza della cicatrice è giustificata dalla rimozione della pelle intorno all’ombelico e dalla rimozione della lassità cutanea che può creare quello che prende il nome di addome pendulo, cioè una ridondanza cutanea che può coprire la regione sovrapubica fino anche a livello dei genitali. Lo scollamento sottocutaneo durante l’addominoplastica si estende in alto fino al processo xifoideo dello sterno, consentendo la rimozione del grembiule cutaneo, la correzione della diastasi dei muscoli retti addominali e il rinforzo del sistema miofasciale addominale, garantendo un risultato duraturo specialmente in pazienti con un peso corporeo stabile.

Il candidato ideale per l'intevento di addominoplastica è un paziente in buona salute che presenta lassità cutanea a seguito di gravidanze o aumenti di peso seguiti da dimagrimenti repentini, che non siano in sovrappeso significativo, con smagliature a livello della pelle addominale, che abbiano lassità cutanea, soffrano di diastasi dei muscoli retti addominali, d’ernie viscerali a livello della parete addominale o infine lassità del sistema miofasciale. Tutti quei pazienti con un indice di massa corporeo superiore a 30-35, pur essendo candidabili per l’intervento chirurgico, potrebbero beneficiare positivamente di un regime alimentare controllato prima dell’intervento chirurgico.
La principale controindicazione a questo tipo d’intervento chirurgico riguarda tutti i pazienti che soffrono di diabete mellito tipo 1 o tipo 2, sebbene con una meticolosa preparazione, una liposuzione limitata e grande attenzione chirurgica si possa comunque raggiungere risultati più che soddisfacenti. Nel caso in cui siano programmate gravidanze future sarà necessario discutere tutti i possibili rischi e le conseguenze con il proprio chirurgo plastico, consigliando sempre di rimandare l’intervento chirurgico di plastica addominale.

L’addominoplastica tradizionale può essere convertita in addominoplastica estesa in casi selezionati e in particolare per pazienti in sovrappeso o con obesità di grado moderato, in casi in cui il paziente soffra di sbalzi di peso non fisiologici e in casi in cui ci sia pelle in eccesso a livello dei fianchi; nei casi in cui il difetto dei tessuti molli sia esteso anche posteriormente a livello del dorso, si potrà procedere a quella che si chiama addominoplastica circonferenziale, cioè l’insieme dell’intervento d’addominoplastica tradizionale estesa e dell’intervento di torsoplastica.

Nel caso in cui l’eccesso cutaneo sia solo a livello della regione sotto ombelicale, il paziente sarà candidato all’intervento di mini addominoplastica; questa è stata descritta per la prima volta nel 1986 da Wilkinson e Swartz e perfezionata l’anno seguente da Greminger e prevede un’incisione più contenuta rispetto all’addominoplastica tradizionale, la correzione della diastasi dei muscoli retti fino a livello ombelicale e l’utilizzo della liposuzione al fine di alleggerire la pelle sovraombelicale garantendo una minor tensione a livello della cicatrice.

La visita medica per l'addominoplastica

La visita medica per sottoporsi all’intervento di addominoplastica rappresenta un momento fondamentale e decisivo per un’accurata valutazione. In particolare il paziente viene visitato in posizione eretta al fine di quantificare e misurare la quantità di pelle in eccesso e valutare la lassità cutanea; quindi si prosegue con la palpazione addominale e la ricerca di ernie clinicamente evidenti con la manovra del Valsalva o con i colpi di tosse e successivamente si valuta la distanza che intercorre tra i muscoli retti addominali al fine di verificare la presenza della diastasi dei muscoli retti con particolare attenzione alla comparsa della tipica "cresta" che si forma tra lo sterno e l’ombelico durante i movimenti di contrazione dei muscoli addominali in modalità crunch.

I pazienti con pregressi interventi chirurgici devono essere valutati con attenzione e in particolare pazienti che abbiano subito una colecistectomia per via classica senza utilizzo della laparoscopia oppure pazienti con pregresse cicatrici da parto cesareo, cicatrici da appendicectomia o infine cicatrici mediane verticali eseguite per laparotomie; le cicatrici residue dopo laparoscopia sono generalmente di dimensioni contenute e non interferiscono la vascolarizzazione del lembo addominale ma è necessario prestare le dovute cautele al fine d’escludere possibili punte erniarie.

Durante la visita medica di addominoplastica saranno richiesti esami ematochimici standard con valutazione dell’assetto glicidico, lipidico, coagulativo, esami di funzionalità epatica e renale, elettrocardiogramma con visita cardiologica e ecografia dei tessuti molli con studio della parete addominale con valutazione della diastasi dei muscoli retti e ricerca di porte erniarie; in caso di reperti anomali o sospetti può essere necessario eseguire una TC dell’addome oppure una RMN.

In sede di visita medica per l'addominoplastica saranno richiesti anche dispositivi medici post operatori come le calze elastiche antitrombosi e una panciera elastica a doppio velcro, in modo tale da poter graduare la compressione in modo tale da garantire la corretta esecuzione degli atti respiratori.

La visita medica per l'addominoplastica si conclude quindi con la l’inquadramento del paziente nel sistema di classificazione dedicato che è basato sia sull’esame fisico del paziente che sulla tecnica operatoria da adottare per ogni singolo caso:

  • Tipo I, paziente tipicamente giovane con buona elasticità cutanea, lipodistrofia isolata, buon tono muscolare e assenza di diastasi muscolare;
  • Tipo II, il paziente ha avuto almeno una gravidanza, con moderata lassità cutanea e diastasi dei muscoli retti, con lipodistrofia concentrata al di sotto dell’ombelico;
  • Tipo III, pazienti con rilassamento del sistema miofasciale addominale, bulging addominale xifo-pubico, gravidanze multiple e smagliature periombelicali;
  • Tipo IV, paziente in sovrappeso lieve o moderato, distasi dei muscoli retti di grado medio/severo, flaccidità cutanea diffusa sopra e sotto il vello dell’ombelico che spesso risulta spostato verso il pube.

Quale tipologia di addominoplastica eseguire

Dopo la vista medica preoperatoria e la valutazione degli esami ematochimici e strumentali, si procede con il planning chirurgico, spiegando al paziente passo dopo passo la modalità d’intervento per il singolo caso. I pazienti che rientrano nel tipo I della classificazione sono trattati con la liposuzione, la liposcultura o attraverso la combinazione delle due tecniche, utilizzando minuscoli punti d’ingresso per le cannule a livello ombelicale o sovrapubico, avendo cura che rimangano comunque nascosti dai comuni slip indossati abitualmente; in questi casi non viene eseguita alcuna correzione a livello del sistema miofasciale della parete addominale.

I pazienti che rientrano nel tipo II, sono candidati ad eseguire l’intervento di mini-addominoplastica che prevede un’incisione chirurgica limitata alla porzione sovrapubica, la liposuzione sovraombelicale di scarico e l’eventuale rinforzo del sistema miofasciale addominale sotto l’ombelico.

Nel caso del tipo III, si procede con un’addominoplastica modificata, scollando il lembo addominale dalla regione sovrapubica fino a livello del margine costale, eseguendo la plicatura dei muscoli retti addominali e sezionando la pelle in eccesso, fino ad ottenere un abbassamento dell’ombelico secondo le misurazioni preoperatorie.

Infine i pazienti appartenenti al tipo IV, vengono sottoposti all’addominoplastica tradizionale, con scollamento esteso fino allo sterno, trasposizione dell’ombelico e resezione di tutta la pelle sottombelicale, con ricostruzione totale del sistema miofasciale, plicatura dei muscoli retti addominali e riparazione di ernie di parete, senza eseguire la liposuzione addominale che in questi casi aumenta il rischio di complicanze vascolari.
La ricostruzione del sistema miofasciale e la riparazione della diastasi dei muscoli retti addominali vengono eseguite preferenzialmente utilizzando la plicatura, cioè suturando i margini mediali dei muscoli retti con fili di sutura non riassorbibili in modo tale da garantire un risultato stabile e duraturo nel tempo; la plicatura può essere eseguita a livello della linea alba, a partire dal processo xifoideo dello sterno fino a livello dell’ombelico, dove di solito viene interrotta; quindi si inizia nuovamente subito al di sotto di questo per arrivare alla regione sovrapubica. Nel caso in cui il rilassamento del sistema miofasciale persista si procede a eseguire un’ulteriore plicatura a livello del muscolo obliqui esterni, seguendo sempre un andamento verticale dall’alto in basso posizionato a livello paramediano. L’esecuzione della plicatura orizzontale non ha alcun effetto sulla diastasi dei muscoli retti, ma può essere eseguito durante la mini addominoplastica o durante l’addominoplastica modificata, in modo tale da ridurre il bulging addominale.

Preparazione all’intervento di addominoplastica

La preparazione all’intervento di addominoplastica prevede l’attiva collaborazione del paziente che deve iniziare con la sospensione del fumo di sigaretta inclusi i dispostivi elettronici con nicotina, a partire da almeno 15 giorni prima della data programmata; anche i valori glicemici devono essere mantenuti sotto controllo rigoroso sia nel caso di diabete mellito di tipo 1, grazie alla somministrazione dell’insulina sottocutanea, o di tipo 2, grazie agli ipoglicemizzanti orali e regimi dietetici adeguati.

L’intervento di addominoplastica non deve essere inteso come un mezzo di dimagrimento rapido e quindi è ideale che il paziente si sottoponga a quest’intervento chirurgico con un peso corporeo stabile da almeno 6 mesi. La terapia medica personale deve essere continuata a meno di diversa indicazione data dall’equipe medica ma devono essere sospesi tutti i farmaci che possano interferire in qualche modo con la coagulazione del sangue, inclusi farmaci antiaggreganti e anticoagulanti che prevedono l’embricazione con eparina sotto controllo del medico di medicina generale, e i farmaci anti infiammatori non steroidei come i FANS, essendo consentita esclusivamente l’assunzione di paracetamolo in caso di necessità. Anche i farmaci da banco e i farmaci omeopatici devono essere sospesi. La comparsa di sintomi parainfluenzali come tosse, febbricola, mal di gola, dermatiti, infezioni urinarie, diarrea, nausea e vomito devono essere comunicati tempestivamente all’equipe medica al fine da poter procrastinare l’intervento chirurgico dopo la guarigione completa.

Il giorno precedente l’intervento chirurgico di addominoplastica si deve provvedere alla rimozione dello smalto dalle unghie delle mani e dei piedi, alla rimozione di monili e piercing e alla tricotomia della regione pubica che deve essere eseguita con strumenti elettrici evitando lamette da barba e ceretta. Inoltre praticare un’accurata igiene personale con detergenti specifici contenti disinfettanti ad ampio spettro d’azione come la clorexidina sia la sera precedente che la mattina stessa. Organizzare l’arrivo in clinica indossando abiti comodi, come il comune abbigliamento da casa e venire in clinica con un accompagnatore in modo che possa riportare il paziente al proprio domicilio e prendersi cura dello stesso durante la prima settimana post operatoria.

Come si esegue l’intervento di addominoplastica

L’intervento di addominoplastica o di chirurgia estetica a livello dell’addome si esegue in anestesia generale con il paziente in posizione supina e gli arti inferiori in flessione di circa 15-20 gradi. L’incisione chirurgica ricalca in modo pedissequo il disegno preoperatorio e inizia con l’incisione a livello sopvrapubico, per proseguire bilateralmente a livello delle spine iliache antero superiori, avendo cura di provvedere alla legatura delle vene epigrastriche inferiori superficiali e alla conservazione dei rami sensitivi del nervo cutaneo laterale della coscia. Si procede quindi all’identificazioni dei vasi sanguigni maggiori che vengono sottoposti a legatura chirurgica con materiale riassorbibile al fine di prevenire il sanguinamento post operatorio, mentre i vasi di calibro minore sono coagulati con diatermocoagulazione. Il derma viene conservato a livello del lembo distale al fine di consentire una sutura quanto più agevole possibile e si prosegue quindi allo scollamento in senso caudo-craniale verso il torace fino a che si arriva in prossimità dell’ombelico che viene isolato e conservato in sede senza distaccarlo dalla fascia muscolare. Si procede quindi verso il processo xifoideo dello sterno, eseguendo il classico scollamento a campana e avendo cura di conservare i vasi arteriosi intercostali e le arterie epigastriche superiori superficiali al fine di garantire una vascolarizzazione sufficiente. Inoltre la dissezione chirurgica deve essere eseguita preservando la rete linfatica profonda al fine di garantire il fisiologico drenaggio locoregionale. L’addominoplastica prosegue quindi con l’identificazione dei margini mediali dei muscoli retti lungo tutto il tragitto anatomico, a partire dalla sinfisi pubica fino alla regione sterno costale; la diastasi eventualmente indentificata viene corretta con una sutura a doppio strato, posizionando punti di sutura staccati a X con nodo introflesso e successivamente una sutura continua incavigliata xifopubica, interrotta a livello ombelicale al fine di garantirne la sopravvivenza. Nel caso di lassità residua del sistema miofasciale si deve repertare il margine mediale dei muscoli obliqui esterni e quindi provvedere ad un’ulteriore plicatura paramediana, questa volta bilaterale, sempre a doppio strato. Il posizionamento di reti o mesh addominali viene eseguito subito prima della plicatura e esclusivamente in caso di laparoceli. Dopo aver eseguito la ricostruzione funzionale della parete addominale si procede alla resezione della pelle in eccesso, stirando il lembo addominale verso il basso e posizionando punti di sutura temporanei al fine di garantire il corretto posizionamento dell’ombelico a livello del lembo. Si posizionano quindi almeno due drenaggi sottocutanei con il foro d’uscita a livello pubico per consentire il drenaggio dell’essudato siero-ematico nel post operatorio. La sutura a strati viene eseguita in modo meticoloso dal basso verso l’alto utilizzando materiali riassorbibili e sutura finale intradermica in modo tale da non lasciare segni visibili. La medicazione consiste in garze umide applicate a livello della ferita e nel posizionamento di una fascia elastica specifica con doppio velcro per modulare la compressione tra addome superiore e addome inferiore.

Quanto dura l’intervento di addominoplastica

L’intervento chirurgico di addominoplastica ha una durata variabile da quantificarsi in un minimo di 120 minuti fino anche a tre o quattro ore in base all’estensione dell’addome del paziente, all’indice di massa corporeo, alle procedure ancillari eventualmente associate, al tipo di ricostruzione parietale necessario nonché alla riduzione di porte erniarie o laparoceli. 

Addominoplastica, mal di schiena e incontinenza urinaria

Uno studio pubblicato sulla più prestigiosa rivista mensile di chirurgia plastica, il Plastic and Reconstructive Surgery, ha messo in evidenza come il mal di schiena dopo la gravidanza persista per più di due anni in una percentuale di pazienti variabile dal 5% al 21% e che l’incontinenza urinaria può persistere fino anche a 10 anni dopo il parto in una percentuale variabile dal 25% al 38%. Evidentemente entrambi questi sintomi e segni influiscono negativamente sulla qualità di vita di tante donne. Lo studio condotto è stato multicentrico con attenta valutazione sia del mal di schiena (lombalgia) che dell’incontinenza urinaria che sono stati valutati con attribuzione di uno specifico punteggio secondo scala dedicata; tutte le oltre 200 pazienti arruolate nello studio hanno completato un questionario prima dell’intervento di addominoplastica, dopo 6 settimane dall’intervento e dopo 6 mesi post operatori. L’età media della popolazione femminile dello studio era di 42 anni, con una percentuale di parti naturali del 60% e di parti cesarei del 40% con un indice medio di massa corporea di 23 kg/m2. La maggior parte delle pazienti sono state sottoposte a un intervento di addominoplastica tradizionale e solo nel 3% avevano eseguito una miniaddominoplastica. Il peso medio di tessuto rimosso era di 1.2 kg, una quantità di grasso media di circa 800 ml, con una diastasi media di 4.5 cm misurata a livello della linea mediana ombelicale, il 30% delle pazienti soffriva anche di ernia ombelicale e 5 pazienti avevano ernie addominali multiple. I risultati del questionario a 6 settimane e a 6 mesi, dimostrano che sia la lombalgia che l’incontinenza urinaria sono migliorati dopo l’addominoplastica in tutti i 214 pazienti, raccolti utilizzando la casistica operatoria di 9 chirurghi che avevano utilizzato sei tecniche diverse per eseguire l’intervento chirurgico, dimostrando quindi che la scelta della tecnica non influisce in alcun modo sull’outcome chirurgico. Quindi se ne desume che la plicatura dei muscoli retti addominali, eseguita con la sintesi mediana a livello della linea alba, abbia un ruolo chiave per ristabilire la corretta postura, alleviando o azzerando il mal di schiena, grazie alla messa in tensione dei muscoli obliquo esterno e trasverso che, stirando la fascia lombo sacrale, stabilizzano il tratto lombare della colonna vertebrale e correggono la lordosi lombare; il meccanismo di stabilizzazione avviene anche grazie all’aumento della pressione positiva endo addominale.

Ricostruzione della parete addominale nell’addominoplastica

L’intervento di addominoplastica ha valenza estetica ma soprattutto funzionale e numerosi studi sono stati eseguiti al fine di capire quale fosse il miglior metodo per ricostruire la parete addominale specialmente a seguito di una o più gravidanze. L’allontanamento dei muscoli retti addominali, meglio conosciuta come diastasi addominale, è una delle problematiche più ricorrenti che necessita d’intervento chirurgico.

Il metodo principale dell'addominoplastica nel trattamento della diastasi addominale consiste nella sutura verticale del sistema miofasciale, a partire dallo sterno fino alla sinfisi pubica. Tuttavia in molti casi residua del bulging post operatorio nonostante la sutura a doppio stato verticale, motivo per cui si procede con ulteriori plicature addominali che possono essere verticali, paramediane, parallele a quella eseguita a livello della linea alba, oppure orizzontali. Le plicature verticali consistono sempre in una sutura a doppio stato, eseguita dapprima con punti staccati e quindi rafforzata da una sutura continua tipo incavigliata utilizzando materiali non riassorbibili; queste plicature verticali paramediane hanno la funzione di riavvicinare i margini mediali dei muscoli obliqui esterni verso la linea mediana, mettendo in tensione la fasciale lombosacrale e quindi stringendo ulteriormente il punto vita. Nel caso in cui dopo le tre plicature verticali mediane e paramediane residui ancora il rilassamento del sistema miofasciale si procede a realizzare plicature orizzontali che possono essere posizionate in punti strategici come a livello epigastrico, a metà tra ombelico e processo xifoideo e infine a metà tra ombelico e sinfisi pubica oppure custom-made in base al difetto specifico presentato. Le plicature orizzontali rivestono particolare importanza al fine di rimettere in tensione il sistema miofasciale addominale anche in senso verticale e non solo orizzontale, contribuendo quindi a ridurre la tensione sulla ferita chirurgica per una guarigione sub ottimale, a ridurre il rischio di risalita della regione pubica verso l’alto e garantendo risultati estetici ottimali per avere un addome piatto.

Tecniche specifiche di sutura nell’intervento di addominoplastica

Le principali problematiche dopo l’intervento di addominoplastica rimangono le possibili complicanze che possono verificarsi a seguito della procedura chirurgica e che consistono in ematomi (raccolte ematiche), sieromi (raccolote di siero), e lo sviluppo di cicatrici ipertrofiche a livello dell’incisione chirurgica e soprattutto in sede sovrapubica. La cicatrice ipertrofica è definita come un processo di guarigione patologica a seguito del quale si sviluppa una cicatrice esteticamente non piacevole, solitamente rilevata, che rimane lungo i margini dell’incisione chirurgica senza invadere il tessuto sano circostante, dolente spontaneamente e dolorabile alla palpazione, accompagnata anche da sintomi aspecifici come prurito e sensazione di scosse elettriche o piccoli aghi. Queste complicanze possono inficiare il risultato ottimale o subottimale dell’intervento di addominoplastica con ricostruzione della parete mediante plicatura e per prevenirle alcuni chirurghi hanno adottato tecniche aggiuntive di sutura oltre a quelle standard. Si tratta delle suture conosciute sotto il temine anglosassone con cui sono state descritte e pubblicate dai chirurghi che le hanno ideate e sono le “quilting suture” o sutura a materassaio e “progressive tensione suture”, cioè una sutura asimmetrica del lembo con tendenza ad abbassarlo sempre di più in modo da scaricare la tensione sulla ferita addominale. Baroudi e Ferreira hanno descritto per la prima volta l’applicazione dei punti a materassaio durante l’intervento di addominoplastica e pubblicato la loro casistica nel 1998, dove hanno dimostrato che l’applicazione di circa 40 punti a materassaio per ogni paziente ha portato a evidenziare zero sieromi nel post operatorio. Questi punti sono eseguiti con tecnica classica e prevedono l’ancoraggio del grasso sottofasciale o della fascia dello Scarpa a livello del sistema miofasciale in modo tale da non lasciare spazi morti dopo lo scollamento addominale. Successivamente Pollock ha pubblicato nel 2012 un’ulteriore evoluzione della tecnica precedentemente proposta dai colleghi e che consiste nel posizionamento degli stessi punti di sutura riassorbibili tra fascia dello Scarpa e sistema miofasciale, stirando il lembo addominale verso il pube, garantendo quindi anche allo scarico della tensione dovuta alla resezione cutanea precedentemente eseguita oltre che alla completa prevenzione di potenziali sieromi. Tutti gli autori sopracitati concordano nel dire che nel caso in cui siano posizionati i punti di sutura da loro suggeriti, l’inserimento dei drenaggi pubici potrebbe addirittura essere superfluo. D’altra parte la sutura con i punti a materessaio o con quelli progressivi allunga i tempi operatori di circa 40-50 minuti. Personalmente ritengo che i punti di sutura progressivi rivestano un ruolo determinante per il buon esito dell’intervento di addominoplastica e seppur aumentando di poco i tempi operatori, sono ormai nella pratica clinica quotidiana.

La ripresa dopo l'intervento di addominoplastica

L’intervento di addominoplastica con ricostruzione della parete addominale è un intervento impegnativo che garantisce ottimi risultati. Il giorno successivo all’intervento chirurgico vengono rimossi i drenaggi dopo valutazione dell’essudato e si esegue una prima medicazione post operatoria al fine di valutare lo stato di vitalità del lembo addominale specialmente in sede mediana. Il paziente può controllare il dolore grazie alla somministrazione per bocca di comuni farmaci antidolorifici come ibuprofene e paracetamolo. Si raccomanda di camminare con il tronco flesso sul bacino con un angolo compreso tra 15 e 20 gradi per almeno 15 giorni e di dormire in posizione supina con le gambe flesse facendo uso di un cuscino al di sotto delle ginocchia. I dispositivi medici prescritti durante la prima visita medica di addominoplastica e che consistono in calze elastiche anti trombosi e panciera elastica a doppio velcro devono essere indossati fino a diversa indicazione da parte del chirurgo operatore. Da protocollo viene prescritta anche la terapia anticoagulante con eparine a basso peso molecolare fino alla completa mobilizzazione del paziente. L’alvo deve essere aiutato e sollecitato grazie a una buona idratazione, alla mobilizzazione e all’utilizzo di zuccheri in sciroppo somministrati la sera prima di coricarsi. La completa guarigione avviene in due settimane circa e la ripresa delle normali attività della vita quotidiana deve essere graduale; l’attività lavorativa può iniziare durante la terza settimana, mentre l’attività fisica ludico motoria non agonistica dopo 1 mese.

Quanto costa l’intervento di addominoplastica?

Il preventivo per l’intervento d’addominoplastica comprende la retta di degenza in regime di ricovero, l’affitto della sala operatoria, materiali di consumo e biomateriali impiantabili come le mesh o reti per la riparazione di soluzioni di continuo della parete (ernie), l’onorario dell’equipe operatoria inclusi i chirurghi e l’anestesista, infine controlli medici e medicazioni. Stimare un costo preciso è variabile, poiché l’intervento d’addominoplastica può essere eseguito in associazione con altri interventi chirurgici come il lifting braccia, il lifting cosce, la liposuzione, il lipofilling o la liposcultura; inoltre il prezzo dell'addominoplastica risente in maniera determinate dal tipo di ricostruzione che sia da eseguire a livello della parete addominale e questo può essere valutato solo dopo che il paziente abbia eseguito gli esami richiesti in sede di visita medica.

Come scegliere il chirurgo per l’addominoplastica

Una volta che il paziente si decide a sottoporsi all'intervento è necessario che venga confermata l’indicazione chirurgica da personale esperto e specializzato. La scelta del professionista per l'intervento di addominoplastica inizia con la verifica dei dati professionali con anno e voto di laurea, Ateneo degli studi, conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo e il diploma di specializzazione in chirurgia plastica conseguito secondo le norme del Ministero della Salute e quindi con una durata degli studi di cinque anni.

Tali informazioni possono essere richieste all’ordine dei medici chirurghi della provincia di residenza oppure consultando il sito web della Federazione Nazionale Ordine dei Medici alla voce ricerca anagrafica. Il diploma di specializzazione fornisce già una prima garanzia sul professionista a cui rivolgersi e non deve essere confuso con i master universitari di primo o di secondo livello che non sono equiparabili né da un punto di vista legale tanto meno di preparazione teorico pratica. Successivamente verificare che il chirurgo sia iscritto ad almeno una delle due società nazionali di chirurgia plastica che sono la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE) e l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (AICPE); alcuni chirurghi plastici potranno vantare anche affiliazione a società internazionali che accettano tra i loro soci, esclusivamente personale qualificato e con elevati standard di qualità, come l’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS) e l’American Society of Plastic Surgeons (ASPS) che rappresenta la più prestigiosa società a livello mondiale con il più elevato numero di chirurghi plastici affiliati.

Autore