Storia di un seno perfetto
Fin dai tempi antichi il seno perfetto era grande e prosperoso, in quanto visto come un organo a tutti gli effetti, indispensabile per garantire la formazione del latte materno e quindi necessario per una corretta alimentazione del neonato; il concetto del "grande" non era applicato solo a livello mammario, ma anche per i fianchi e in particolare le donne con fianchi più larghi erano anche considerate più belle e femminili, poiché più preparate, almeno fisicamente, ad affrontare la gravidanza nei due momenti più determinanti, cioè il parto, facilitato in pazienti con un bacino più largo e, successivamente, l’allattamento, sicuramente direttamente proporzionale alla presenza di tessuto ghiandolare a livello mammario e di conseguenza al volume del seno. Il modello di bellezza era quindi legato al concetto dell’abbondanza, cosa che è perdurata anche nel dopoguerra, quando il concetto d’abbondanza si è spostato dalla fertilità a quello di agiatezza economica.
Al giorno d’oggi, invece, la bellezza è legata a forme fisiche più contenute e armoniche, complici sicuramente le numerose Top Model che dominano le passerelle dei più grandi stilisti di moda al mondo; il seno perfetto non è più legato al concetto di "vita" e di "nuova vita", ma diventa un sorta di accessorio di bellezza corporea da esibire non solo per se stessi, ma anche in ambito sociale, lavorativo e, perché no, sui social media (Instagram, TikTok, Facebook).
Dimensioni di un seno perfetto: la coppa di champagne
La leggenda che il seno perfetto debba entrare in una coppa di champagne, nasce dal fascino di donne bellissime che sono entrate nella storia, in primis la regina di Francia Maria Antonietta. Nonostante spesso si senta dire che un seno perfetto debba entrare nella coppa delle bollicine, la storia narra che accadde esattamente il contrario, cioè furono gli artigiani francesi del 700 a prendere come modello, in termini di forma e dimensioni, il seno della loro regina. Non a caso, tutt’oggi anche la scultrice Jane McAdam Freud ha realizzato una coppa modellata proprio sul seno sinistro della famosissima Kate Moss. Originariamente infatti la coppa che fu modellata sulle mammelle della regina francese, era dedicata alla raccolta del latte e non delle bollicine, tant’è vero che era dotata di un piccolo bottone di colore rosa ed era stata realizzata per la latteria che il Re Luigi XVI dette in dono alla sua amatissima moglie. Solo successivamente tale coppa ha cambiato destinazione d’uso, passando da un materiale di ceramica madreperlacea al cristallo.
Il seno perfetto nel ventunesimo secolo
Sono oramai lontani i tempi delle maggiorate come Sofia Loren, poiché, oggi, il seno perfetto e ideale corrisponde a una terza misura coppa B, quindi una via di mezzo tra un seno molto prosperoso e la coppa di champagne. Nel ventunesimo secolo il seno ideale si discosta da quello dal concetto di grandezza, per identificarsi in quello d’armonia e quindi delle proporzioni del corpo. Recenti studi eseguiti da esperti del settore, ossia da chirurghi plastici ultra specializzati in chirurgia estetica mammaria, hanno identificato una regola matematica per avere il seno perfetto, cioè quella del 45-55-20. Con questi numeri si identifica la posizione della protesi mammaria a livello del torace che deve essere posizionata per il 45% del proprio volume al di sopra di una linea orizzontale immaginaria passante per il complesso areola capezzolo, e per il 55% del volume al di sotto di tale linea; l’ultimo valore indica invece il grado d’inclinazione verso l’alto del capezzolo che dovrebbe essere di 20 gradi. Lo studio che ha portato a stabilire questa regola numerica è stato pubblicato recentemente nella più prestigiosa e importante rivista al mondo di chirurgia plastica, il Plastic and Reconstructive Surgery Journal.
La forma di un seno perfetto
La ghiandola mammaria può avere diverse forme (piatto, a goccia, ptosico, tuberoso) e diversi volumi (quasi uguale o chiaramente asimmetrico); chi desidera sottoporsi all’intervento di mastoplastica additiva per migliorare il proprio aspetto fisico, la propria autostima, ma anche le relazioni intime e sociali, può scegliere tra diverse forme del seno rifatto
- seno con capezzoli divergenti o east-west breast
- seno più voluminoso verso l’esterno o side set breast
- seno a goccia o tear drop breast
- seno appiattito o slender breast
- seno a campana (grossi e distanti) o bell breast
- seno ravvicinato o closed breast
La forma del seno perfetto che viene più frequentemente scelta è sicuramente la "closed", cioè mammelle ravvicinate in modo da valorizzare il décolleté.
Distanza ideale tra le mammelle di un seno perfetto
Molte pazienti dopo aver eseguito una mastoplastica additiva si trovano delle mammelle distanti (seno a omega), tanto da costringerle ad indossare un reggiseno contenitivo in modo da ridurre la distanza intermammaria. L’eccessiva distanza tra le protesi è dunque un motivo di insoddisfazione dopo un intervento di chirurgia estetica mammaria seppure ben riuscito in termini di scelta di dimensione della protesi. Il motivo principale dell’eccessiva distanza del seno è rappresentato dall’allestimento della tasca che deve accogliere il materiale protesico; se le tasche mammarie vengono allestite troppo lateralmente allora la distanza sarà eccessiva, mentre se si procede ad allestire la tasca quanto più possibile vicino allo sterno, il risultato sarà quello di avere una distanza intermammaria ottimale, che, per convenzione, non deve superare i 3 centimetri. Ci sono dei limiti anatomici che, tuttavia, non possono essere superati, almeno in prima battuta, anche dal migliore dei chirurghi plastici; infatti le protesi mammarie non possono essere ravvicinate in casi in cui la paziente abbia un petto carenato, cioè con convessità anteriore, oppure un torace molto largo o ancora un’inserzione dei muscoli gran pettorali molto distante dallo sterno. In questi casi, anatomicamente peculiari, potrebbe essere necessario intervenire successivamente alla mastoplastica additiva, con un intervento di lipofilling mammario, in modo tale da aumentare il volume esclusivamente nei quadranti mediali, superiore e inferiore.
Il movimento delle mammelle di un seno perfetto
La ghiandola mammaria non è un organo immobile, ma dotato di un peso specifico variabile tra le pazienti e come tale soggetto alla forza di gravità e quindi al movimento in base alla posizione assunta dalle pazienti. In particolare, normalmente, le mammelle tendono ad avvicinarsi tra loro in stazione eretta, ma si allontanano in posizione supina, cioè da sdraiati. Il movimento del seno rifatto risente della tecnica chirurgica utilizzata per eseguire l’intervento di mastoplastica additiva ma andiamo a capire meglio cosa accade.
Nel caso in cui venga eseguita una mastoplastica additiva con posizionamento sottoghiandolare, vorrà dire che la protesi mammaria viene inserita sotto la ghiandola, andando di conseguenza a aumentare il peso specifico del seno: di conseguenza inserendo delle protesi di volume moderato o grande, le pazienti operate con questa tecnica avranno un seno vicino in stazione eretta che però tenderà ad allontanarsi quando sdraiate; questo effetto, noto come effetto pendolo, può essere ridotto utilizzando delle protesi mammarie di volume contenuto oppure cambiando il piano di posizionamento protesico da sottoghiandolare a sottomuscolare o dual plane.
La mastoplastica additiva eseguita con tecnica dual plane risente molto meno o quasi per niente dell’effetto pendolo, ma le protesi mammarie possono comunque muoversi poiché sono alloggiate sotto a una struttura anatomica dinamica e non statica, il muscolo gran pettorale. Gli impianti protesici si muoveranno quindi in modo sincrono con i movimenti degli arti superiori, spostandosi in direzione inferolaterale (verso il basso e verso l’esterno) durante la contrazione volontaria dei muscoli del cingolo superiore, con un aumento temporaneo della distanza esistente tra le due mammelle. Questo fenomeno è conosciuto con il termine di "animazione", cioè le pazienti riferiscono che le protesi si muovono anche se, in realtà, sono spostate proprio dalla contrazione del gran pettorale. Nonostante un certo grado d’animazione protesica "faccia parte del gioco", nel senso che non è del tutto eliminabile dopo la mastoplastica additiva sottomuscolare completa o dual plane, può essere notevolmente ridotta con alcuni artifici di tecnica chirurgica che consistono nella disinserzione mediale, vicino allo sterno, delle fibre muscolari, nella ricerca selettiva del nervo toracoacromiale con neurotomia, oppure nella miotomia mediana del gran pettorale fino a livello del complesso areola capezzolo. Le pazienti che si sottopongono ad una mastoplastica additiva con tecnica dual plane, avranno quindi un risultato estetico più piacevole rispetto alla sottoghiandolare in termini di distanza intermammaria, a patto che venga utilizzato almeno uno degli accorgimenti tecnici descritti, potendo quindi mantenere un seno ravvicinato in posizione eretta o supina.