Amastia: di che si tratta?
Il volume e la forma della ghiandola mammaria sono di fondamentale importanza per la donna per la sensualità, femminilità, autostima, nella vita sociale e di coppia. Per la definizione delle anomalie mammarie, il riferimento sono alcuni parametri standard che consentono d’identificare la mammella ideale in termini di forma, volume e simmetria. Nonostante l’aumento volumetrico delle mammelle, che va sotto il nome d’ipertrofia mammaria, sia sicuramente quello più frequente, esistono anche anomalie mammarie in difetto volumetrico come l’amastia e l’ipomastia.
L’amastia è una malformazione mammaria caratterizzata dall’assenza completa della ghiandola mammaria e può essere accompagnata anche dall’assenza del complesso areola capezzolo che prende il nome di amastia con atelia. L’amastia e l’atelia possono essere monolaterale, interessare cioè un solo lato del corpo, oppure bilaterale interessando entrambe le ghiandole mammarie e potendo far parte di quadri sindromici complessi caratterizzati anche da malformazioni in altre parti del corpo.
Le forme di amastia monolaterale danno origine a quella che prende il nome di asimmetria mammaria al cui capitolo dedicato si rimanda; le forme d’amastia bilaterali sono invece associate ad anomalie cromosomiche o endocrine che, nonostante una terapia ormonale estrogenica ben condotta, possono richiedere la correzione chirurgica ricorrendo all’intervento di mastoplastica additiva. In questi casi l’inserimento protesico deve essere eseguito utilizzando il solco sottomammario la cui posizione, mancando la ghiandola mammaria, dovrà essere calcolata in modo preciso e accurato, mentre la protesi mammaria dovrà essere posizionata in sede retromuscolare o, preferibilmente, con tecnica dual plane, in modo tale da dare una maggior copertura all’impianto mammario e limitarne la palpabilità e la visibilità. Alcuni chirurghi, a causa della difficoltà d’indentificare il solco sottomammario possono optare per un accesso chirurgico areolare o anche ascellare.
La presenza di amastia può caratterizzare, come già accennato, anche la presenza di patologie congenite come la sindrome di Poland, che fu descritta per la prima volta da Alfred Poland nel 1941, ed è caratterizzata anche da iposviluppo dell’arto superiore (brachisindattilia), ipoplasia o agenesia del muscolo piccolo pettorale e agenesia del muscolo gran pettorale nelle sue inserzioni sternocostali, oltre ad assenza delle cartilagini costali dalla seconda alla quinta.
Come si corregge l'amastia
Evidentemente la presenza di un torace mascolino nelle pazienti affette da amastia comporta disagi psicologici tali da giustificare l’intervento di mastoplastica additiva.
L’intervento si esegue utilizzando un accesso chirurgico dal solco sottomammario e inserendo delle protesi in gel di silicone coesivo con superficie microtesturizzata. L’utilizzo di protesi mammarie di forma anatomica, rotonda o ergonomica/dinamica viene concordato con la paziente in base al tipo di risultato che si vuole ottenere; evidentemente le protesi mammarie rotonde o ergonomiche hanno come vantaggio quello di riempire anche i quadranti superiori, valorizzando quindi il décolleté. Il posizionamento degli impianti protesici dovrà essere eseguito con tecnica dual plane o retromuscolare al fine di dare alla protesi una maggior copertura riducendo la palpabilità e la visibilità. Nella maggioranza dei casi non vengono inseriti i drenaggi e i punti di sutura sono riassorbibili; l’intervento di correzione dell’amastia si esegue in anestesia generale e regime di day-hospital con una rapida ripresa nel periodo post operatorio. La prima medicazione viene eseguita solitamente dopo circa 7-10 giorni al fine di verificare il normale decorso post operatorio a meno della segnalazione di particolari segni o sintomi. La correzione dell’amastia può prevedere anche successivi interventi di miglioramento che consistono in sedute di lipofilling o lipostruttura al fine di aumentare lo spessore cutaneo e avere un risultato subottimale.